‘I Dimenticati’ di Emmanuele Vercillo – Vi presento Rodrick

Proprio qui, tra le pagine della Tana, mi si presentano tantissimi personaggi e, come una brava padrona di casa, non posso che parlare di questi protagonisti a voi che mi seguite.

Quest’oggi voglio lasciarvi conoscere RODRICK del romanzo ‘I Dimenticati‘ di Emmanuele Vercillo.

 

 

Trama:

Un’oscura maledizione affligge le terre di Saphenet. I suoi abitanti, ormai da secoli, spariscono nel nulla, senza lasciare alcuna traccia. Le sue città si sono svuotate della loro vita. Nessuno solca più i suoi mari con possenti navi e tutto ciò che rimane è la desolazione di una terra vuota. I pochi abitanti di questa terra abbandonata vengono detti Dimenticati: condannati a vivere in un mondo sempre più vuoto, costretti a trascinarsi fra i resti di quella che era, un tempo, una fiorente civiltà. Rodrick è uno di loro, pronto ad intraprendere un lungo viaggio che lo porterà a scoprire una storia sopita fra le nebbie del tempo, affrontando l’angosciante realtà di ciò che è sopravvissuto.

 

Il Monologo di Rodrick.

 

Dunque anche voi avete iniziato a sognare? Benvenuti allora: questo luogo un tempo si chiamava Sherfield, ma ormai il suo nome non ha più importanza. Voglio avvisarvi, prima che andiate avanti: se siete giunti fin qui in cerca di speranza, non ne troverete; a Sherfield restano solo il silenzio e la disperazione. Io mi chiamo Rodrick e qui, sono rimasto l’unico abitante da ormai troppo tempo.

La maledizione ci ha portato via tutto, ma forse voi lo sapete meglio di me; quando iniziano i sogni, tutti sanno che sta arrivando la fine. Sappiamo che prima o poi, non ci sveglieremo più e spariremo nell’oblio che ci attende dall’altra parte, ovunque gli abitanti di Saphenet vengano trascinati nei loro ultimi giorni. L’ho visto accadere più volte, so che non c’è via di fuga e credetemi: voi non siete i primi a tentare, a inseguire le immagini che vedete mentre tentate invano di riposare, nella speranza di uscire da questo incubo. Ma non ho mai visto qualcuno riuscirci e fare ritorno per raccontarlo; guardatevi intorno: le case di Sherfield sono abbandonate, le strade sono polverose, vuote… Dimenticate. Questo termine, forse, lo avrete già sentito: i dimenticati siamo noi, noi che restiamo qui ad abitare questo mondo, sempre più soli. Non è forse sempre stato così, del resto? Ricordiamo per l’eternità ogni singola persona che ci ha lasciato, mentre noi che restiamo… Siamo noi ad essere dimenticati qui, intrappolati in un destino di attesa.

Io ho aspettato a lungo, ma i sogni non sono mai arrivati. Forse quell’oblio che ci attende dall’altra parte non mi vuole o, forse, sono solo molto fortunato… O molto poco, dipende dai punti di vista. In questi anni, ho tenuto un diario per ricordarmi di quanto questa vita sia diventata vuota con il trascorrere del tempo: mi restano soltanto la mia penna e quel balcone che vedete lì, in cima al faro; quando la marea sale, mi piace affacciarmi e guardare il mare che si infrange sulla scogliera. Quel suono sordo, è diventata l’unica voce che mi tiene compagnia nel trascorrere le mie giornate. Ho pensato di lasciare questo villaggio decadente un paio di volte: mi domando però cosa mi attende oltre; se fossi io, l’ultimo dei dimenticati? Se oltre le montagne non ci fosse nulla, se non i resti agonizzanti di una civiltà caduta? Questo mi spaventa, così come mi spaventa chi, come voi, ha già iniziato a sognare: per voi non c’è futuro, non c’è un domani; il vostro destino è già scritto e non c’è modo di cancellarlo.

Tempo fa, promisi a qualcuno che un giorno sarei partito per quello stesso viaggio che voi siete pronti a intraprendere oggi; avrei percorso la vecchia strada del re e raggiunto la città perduta. La chiamavano così da queste parti, perché al suo interno c’è solo il cuore morente di Saphenet. Non l’ho mai fatto però: come ho detto, ho troppa paura; non di perdere la vita, ma di scoprire che è questa terra ad averla già persa, che anche il più lontano barlume di speranza è già morto prima ancora che potessi andare a cercarlo. Forse un giorno mi stancherò di invecchiare da solo su questa scogliera e mi metterò in viaggio, ma di sicuro non è oggi quel giorno.
Voi andate pure. Vi augurerei buona fortuna, ma sarei un bugiardo: nessuna fortuna vi sarà d’aiuto. La verità, è che anche voi salirete su quella strada e sparirete in una fosca nebbia: io mi ricorderò di voi, mentre voi mi dimenticherete presto.

Non c’è speranza qui ma, forse, vale la pena tentare, almeno una volta.

 

Per saperne di più e leggere la storia di Rodrick, clicca sulla sua copertina qui sotto:

 

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