Presentazioni per Gli Occhi di Argo

Ho scritto diverse presentazioni per l’Associazione Culturale Gli Occhi di Argo, divenuta poi casa editrice, e qui di seguito ve ne riporterò alcune. Così potrete conoscere me e loro ^-^.

Novità de I 2Mila Segnalibri

(articolo scritto nell’anno 2012)

L’Associazione Letteraria e Artistica Gli Occhi di Argo propone una novità per tutti gli appassionati delle loro iniziative e per chi è amante del mondo della scrittura.

Da qualche mese I 2Mila Segnalibri sono raddoppiati nel formato: hanno acquisito ben 16 colonne, per dar spazio all’espressione creativa di più autori emergenti e/o già conosciuti. E chi ha già partecipato nel passato, non deve disperare, perché gli Occhi di Argo sono disponibili a esaminare nuovi elaborati, anche di vecchie conoscenze.

I 2Mila Segnalibri sono un modo innovativo e ideale per farsi conoscere. Una volta stampati, infatti, vengono spediti in ogni posto d’Italia e oltre a contenere i vostri racconti (con un massimo di 1800 battute), poesie (fino a 20 versi), hanno impresso sulla loro carta degli spazi pubblicitari, in cui sarà stampata anche la copertina, in un solo colore sul cartaceo, del vostro libro, oltre al titolo, al prezzo e a una breve presentazione.
Ma l’unicità de I 2Mila Segnalibri non è finita: essi non sono solo cartacei, ma hanno anche un formato elettronico e Occhi di Argo ti dà la possibilità di ricevere al tuo indirizzo alcuni segnalibri e si offre di inviarli, dalla redazione, ad amici o parenti. Non vi sono costi di partecipazione e solo in caso di vincita sarà richiesto un minimo contributo di 15,00 euro per aiutare il lavoro dell’associazione.

Con un concorso come questo non resta che prendere la penna in mano e inventare qualcosa di unico ed esaminare le mille, anzi duemila offerte de gli Occhi di Argo, fatte unicamente con lo scopo di far influire negli autori nuove idee e un’esemplare ispirazione. Una volta incuriositi dal concorso, per avere maggiori informazioni, non resta che collegarsi al loro sito, dove troverete le altre proposte di questa Associazione Letteraria e molte testimonianze di autori che si sono già trovati ad instaurare una collaborazione proficua con gli Occhi di Argo.

 

Secondo Articolo de i 2Mila Segnalibri

Scrivere è seguire le ali del vento, il profumo dei fiori, le onde del mare. Sentire che ci si può esprimere usando solo parole, anche le più insignificanti, ma che per lo scrittore hanno grande significato. Si scrive soprattutto per se stessi, è vero, o almeno è quello che penso, ma una piccola parte di noi ama avere commenti, recensioni, essere letti da altri. E’ proprio grazie alle parole del lettore che lo scrittore cresce, inventa cose nuove, sa di poter migliorare. Questo vale per lo scrittore affermato, ma anche per l’esordiente, anche se quest’ultimo, non ha intorno a sé molte iniziative che lo vedono come centro e obbiettivo da raggiungere. Fortunatamente, e lo dico con felicità, non è così per tutte le associazioni e/o case editrici. Sto parlando dell’associazione ‘Gli Occhi di Argo’ che ha, già varie volte, dedicato concorsi e iniziative allo scrittore alle prime armi, accettando anche consigli e suggerimenti.
Questo articolo è a loro dedicato in momento da non dimenticare della loro carriera: i loro 2Mila Segnalibri stanno per compiere il secondo anno di età.
Chiunque può, se vuole, mettersi in gioco e provare a partecipare. Il concorso è gratuito, infatti solo in caso di vittoria si deve versare un contributo di soli 15,00 euro per vedere pubblicata la propria creazione sul segnalibro. Un racconto di massimo 1800 battute o una poesie di massimo 30 versi.
Inoltre è possibile anche pubblicizzare concorsi o le opere che potreste aver già scritto, avendo così una visibilità maggiore sulle vostre creazioni. Il Segnalibro ha una distribuzione in tutta la penisola italiana e una volta vinto il concorso, oltre alla pubblicazione, avrete anche alcune copie del Segnalibro, direttamente a casa vostra. Concludo augurando di tutto cuore: Auguri “2Mila Segnalibri” *.*

 

Terzo Compleanno de i 2Mila Segnalibri

I segni neri lasciati su un foglio bianco possono essere trascritti senza dar loro significato, come semplici macchie di caffè. E’ sufficiente, d’altronde, un occhio interessato, non necessariamente di artista, per rendere quelle ‘macchie’ indelebili nel corpo e nella mente. Sono molte le emozioni che danno, un pianto, una sonora risata, una lacrima solitaria o un sorriso acceso. La maggior parte delle parole, scritte a suscitar sensazioni, sarebbero potute restare con facilità nella mente del loro creatore, in un foglio svolazzante, in una cartella di un computer o chissà dove, se  l’ ‘Associazione Occhi di Argo’ non avesse pensato di far nascere loro: I 2000 SEGNALIBRI.
Quest’ articolo nasce proprio per festeggiare i Segnalibri, arrivati già al terzo anno di età!

Come un qualsiasi progetto che ha avuto fortuna, anche loro si sono evoluti nel tempo, per dare maggiore visibilità a chiunque decidesse di partecipare al concorso per poi esser visti, una volta vinto, inseriti tra le colonne del segnalibro stesso. Colonne che all’inizio erano in formato A4 ora si sono allargati in A3! Per fortuna di tutti quelli che vogliono provare a cimentarsi con i Segnalibri, questi vengono lanciati una volta al mese e ogni volta sono decorati da tratti, disegni, volti ad attirare l’attenzione e l’interesse di chi legge. Per partecipare è necessario mandare un proprio racconto (di massimo 1800 battute con spazi inclusi) o una poesia (di massimo 30 versi) all’email dell’associazione: [email protected]
Una volta pubblicati i ‘2000 Segnalibri’ sono spediti sia via email, a tutti i contatti dell’associazione, sia in cartaceo. Anche l’autore stesso li riceverà direttamente al proprio indirizzo. Inoltre con l’aggiunta di poco saranno spediti ad amici e parenti dei vincitori del concorso. Una volta che la propria opera è stata scelta sarà richiesto un contributo di 15,00 euro per la pubblicazione e la conferma del voler essere presenti sui Segnalibri.

La grande novità di questo progetto è che ora è possibile pubblicizzare anche i propri libri, blog, idee o siti artistici, così da farsi conoscere e si spera avere commenti, recensioni, feedback, semplici visite o pareri. Questo perché nel momento in cui si scrive è piacevole ricevere, anche poche righe, da chi legge, da chi è definito lettore. E’ sempre un’emozione e sempre diverso è il batticuore che ti dà, come una musica leggere che si espande nell’aria. La melodia di un violino, difatti, si dissolve nello spazio e la sua dolcezza è simile alla voce di chi legge incantato ciò che lo commuove nel profondo, nel cuore.
I 2000 Segnalibri sono già giunti al 36esimo mese di pubblicazione, stanno per compiere tre anni. Con queste mie parole auguro al progetto e all’associazione che lo ha creato di condividere ancora tante emozioni con autori e lettori.

Fare arte è importante, necessario per far uscire ciò che si ha dentro e che altrimenti andrebbe perso. Auguri! *.*

 

Antologia della Stronza!

La Stronza ti aspetta lì, sul ciglio della tua vita, per incontrarti e incasinarti il cammino. Non riuscirai a evitarla, con i suoi tentacoli  è impossibile schivarla. E allora, per una volta, perché non ridere alle sue spalle? Prenderla in giro, scoprire che tutti sono stati sue vittime e che lei ha mille facce: da migliore amica che aspetta l’opportunità solo per aiutare il tuo lui a tradirti, da sconosciuta affascinante, affabile, pantera che appena ha quello che vuole ti molla con graffi e tagli, e ancora da donna, con cui pensi di trascorrere tutta la tua esistenza, senza pensare che lei si vede con il tuo capo già da un anno. Sono queste le Stronze della nostra società, anche loro importanti in un modo un po’ strambo. Appartengono a una specie protetta, con le loro gambe lunghe e il gioco di pura seduzione. E a noi non resta che scrivere, magari ridicolizzando, le mosse del sinistro destino che ci hanno portato fra le loro braccia spinose. Rose da tagliare, da carpire dal nostro giardino e con una sonora risata soffiare via, aiutati da una tormenta di ghiaccio. Delle Stronze della nostra vita rimarranno solo piccoli cubetti di ghiaccio, che sciolti al sole marciranno nel dimenticatoio. Il processo si può accelerare con i racconti più ironici, forse malsani, che ‘il Cielo in una Stronza’ propone nella sua antologia. Volate a leggere, prima che qualche Stronza vi agguanti, e dopo non dite di non essere stati avvertiti in tempo!

In questi testi, infatti, troverete l’istruzioni d’uso e forse qualche modo adeguato per riconoscerle e salvarvi dalle loro grinfie, scappando a gambe levate finché si è in tempo.

 

I Lunedì Poesia

Le emozioni nascono dentro di noi e sono spinte fuori, come spilli, da qualcosa che ci punge nel profondo. Può ferire o curare, ma ogni volta, ci lascerà senza fiato. Nel mondo sono milioni le cose che riescono a procurarci delle vere emozioni, forti da far serrare gli occhi. C’è né una tra tutte queste cose, che è composta da versi, rime e a volte da strofe. Sa farci piangere, commuovere, sorridere… ogni volta che la rileggiamo sa farci provare le stesse sensazioni delle prima volta, portandoci indietro nel tempo, ancora a quel momento. Sto parlando della poesia, una delle armi più affilate delle parole scritte.

Nessun sentimento può sfuggirle, anche quelli che vengono considerati più nascosti, celati alla vista, come l’abbandono, quella morsa che ti stringe il cuore non sfugge alla profondità in cui si immerge ogni poesia. Un esempio di come questi sentimenti possano essere legati a qualsiasi momento del giorno, ci pensa Francesca Soriani  con il suo componimento ‘Blackout’ un chiaro segno di come le piccole cose, quelle che ci circondano e i momenti passati insieme, siano davvero indimenticabili. I momenti sono formati dai nostri ricordi, quelli che amiamo e che riponiamo nel cassetto dei sogni, chiudendo gli occhi poi questi riaffiorano e ci fanno risentire la pace provata in una fresca giornata estiva, credo che sia questo l’intento di Marisa Gallo con ‘Giochi di Volti’.
Piero Santamaria  ha ben presente come i ricordi poi, possano essere volatili ed essere lasciati, sbiaditi dal tempo e abbandonati, in ‘Quel che rimane’ – ‘L’ultimo sole’ – ‘Amanti’ – ‘Nuovi giorni’ non perde le speranze, ma fa presente come niente sia perso per sempre. Ma è sempre e solo tramite la nostra mente, che coloro che non ci sono più continueranno a vivere, il nostro è un terno omaggio. Enrico Barigazzi  si sente così ispirato da lasciare che le sue mani lo portino a comporre tre componimenti, densi di passato, leggerezza, bellezza effimera e purezza: ‘Non dimenticare il vecchio Buk’ – ‘Geisha’ – Assenzio’. Quel che fa stare insieme le nostre emozioni, che le fa battere insieme al nostro cuore, è il ritmo della vita, e Angela Ambrosini  in ‘In piedi sulla riva’ lo anima in ogni sua fiamma, incendiaria del suono e del potere della parola poetica. Il tutto è legato dal tempo che passa, corre, non si ferma. Elisabetta Mattioli  ci introduce in una sua dicitura e in una riflessione sul duo contrapposto di vita e morte, in ‘Anche io’, mentre Giovanni De Simone che il mondo che ci circonda poi lo riviviamo nei nostri sogni, quelli notturni o diurni, in ‘Sogni’.
La poesia è come un cielo stellato, più si accendono le stelle e più l’emozione sale, non importa quel sia la forma in cui i versi decidano di uscire, se in strofe, in rime libere o haiku, questi ultimi hanno ispirato la voce di Monica Fiorentino  in ‘Il cielo sopra la guerra’ – ‘P.S. Ti amo’ –  ‘Angeli senza memoria’ – ‘La cicogna dalle calze rosse’ – ‘White rose’ – ‘La cicogna dalle calze rosse’. La notte è ciò che fa nascere i sogni più belli e li tiene in segreto nello scrigno più prezioso, è coma una dea che ci sfiora con  le dita, per capirne i misteri è bene immergersi in ‘Notte’ di Mariazzurra Lai.

 

Presentazione ‘I racconti di venerdì’

Da quando è stato indetto il concorso ‘I racconti di Venerdì’ dell’associazione Occhi di Argo, il venerdì  è diventato un giorno da non dimenticare. Si possono proporre propri testi inediti (racconti o saggi) a tema libero. Solo per i racconti e saggi selezionati, è previsto un contributo di euro 15,00. Gli ‘Occhi di Argo’ si è impegnata a creare poi nel mese di ottobre  delle copie cartacee dei racconti selezionati, ed è proprio per questo che nasce questa mia presentazione. La lettura dei racconti mi ricorda un giorno di sole passato sulla spiaggia, mentre si viene cullati da una leggera brezza, alcuni schizzi di acqua ti arrivano in viso e il sole ti scalda non solo la pelle ma anche l’anima, arrivando nel profondo.

Sono molte le definizioni dello scrivere, alcune vengono condivise da molti altre no, ma sono tutte valide, perché per ognuno esprimersi viene da dentro e non si può cancellare.
Scrivere è immaginare come i nostri sentimenti, le nostre paure, possano essere vissute da dei personaggi, cui noi diamo la vita e a volte anche la morte. Ne ‘Il volo di Khair e di Najm’ Enrico Giuliano libera, come bolle che volano in cielo, i sogni di chi ha le ali tarpate dalle fatalità di un’esistenza che non vale.
Scrivere è portare alla mente i nostri ricordi legati alla natura che ci circonda, un profumo, un fiore può riportarci indietro di anni, forse di secoli. Così in ‘Stella’ – ‘Aghi di pino’ – ‘21/12/2012–  ArdisSandra Ludovici, ci insegna come parlare, mettere a nudo le nostre emozioni, può far comprendere quei nostri pensieri del passato, legati all’umanità o semplicemente all’essere noi stessi.
Far comprendere al mondo che tra conoscere e sapere si sta formando un abisso, è anch’esso scrivere. A informare su come la nostra parola, che dovrebbe essere libera, molto spesso non ha spazio di dibattito e di cambiare il mondo, si prende il compito Oscar Esile con i suoi saggi ‘Il sapere non fa cultura’ e ‘Come cambiare il mondo’.
Scrivere è anche comprendere i cambiamenti del mondo, del nostro corpo, delle nostre scelte e riportarle scritte, così da non dimenticarcene e forse, una volta impresse su carta, svelarne qualche mistero, come spera Giuseppina Zupi in ‘Il tempo di risuscitare’ – ‘La metafora della vita’ – ‘Gli affreschi di Michelangelo’.
La morte, come dirà qualcuno, potrebbe trovarsi dietro ogni angolo del nostro cammino, ma per l’amore questo non è un freno. Scrivere una lettera piena di sentimenti, che faccia rigare un viso stanco di note trasparenti e tristi, è colore vivo in un mondo grigio di cenere, come tinteggia Francesco Sicilia in ‘Mia cara’.
Scrivere è anche parlare della scrittura stessa, delle parole, di rime, dei capricci che a volte intraprendono le lettere dei vocaboli che si cercano nei cassetti della propria vita, imitando la dolce Charlotte di Annalisa Miceli in ‘Scarpette rosse’.

Cucire tra un discorso e l’atro la fine ironia non è cosa da poco, non risulta facile tenere alta l’attenzione del lettore e fargli inarcare le labbra a fine sorriso per tutta la durata della lettura. Devo dire che Peppino Ferrari ci riesce egregiamente in ‘I dolori del giovane Walter (non è che mi tradisci?)’ dove il titolo è già un programma.
Scrivere è far sognare con un ‘C’era un volta’ detto piano, sussurrato, come la libertà di un uccello in gabbia, a volte urlato per farlo sentire ancor più lontano. Monica Fiorentino, autrice di favole, sa farci tornare bambini con due suoi racconti, ‘Ludovico l’usignolo blu’ – ‘Rebecca l’allodola bianca’ melodici e cinguettanti.
La scrittura è maestra anche nel lanciare messaggi, nascosti, aperti a molti o a pochi eletti, Clara Santin con ‘Poison’ e la sua ironia pungente esprime un concetto incorniciato da immagini che non hanno bisogno di spiegazioni, si delineano da sole nella mente di chi legge.

Scrivere è fermarsi, guardarsi intorno, respirare a pieni polmoni l’aria e il paesaggio che ci troviamo intorno, rallentando quel tram tram giornaliero che ci spiazza e toglie il respiro. Paolo Matina in ‘Piazze di Firenze’ si ferma, assapora la visuale, ci fa vivere una giornata intensa, eppure a ritmo umano. Se si vuole intercorrere tutta un’umanità, senza cadere nell’ovvio detto e ridetto, sempre alla scrittura si deve chiedere aiuto, e lei non mancherà di darci la sua piena espressione, questo ha fatto Marina Rizzo in ‘Gli anni ruggenti’. La fantasia necessita dello scrivere per potersi esprimere, e se un ponte che la colleghi con la realtà non esiste, basterà crearlo come ci istruisce Pietro Rainero in ‘Il quinto dei quattro ponti’ e se alcune parole risultano malate, la cura esiste, si dovrà solo andarla a leggere in ‘Le parole malate’.
Scrivere è riuscire a imprimere nel lettore sentimenti, frustrazioni e paure delle nostre espressioni, Danilo Cucuzzo in ‘Il gelo dentro’ riesce perfettamente nell’intento, facendo entrare un po’ di quel gelo anche nel lettore, che senza poter fare niente, giunge alla fine del racconto tristemente. Diventare bambini e lasciarsi trasportare almeno una volta dai loro sogni, dai profumi, dai colori delle nuvole come fossero dolciumi: questo è scrivere favoleggiando, non solo per noi, ma anche per i più piccoli. Il racconto di Milena EspositoColor borotalco’ dà questa serenità. Martina Crapanzano in ‘Orrido vacuo’ narra di un risveglio tragico, drammatico, ci si sente come abbandonati, lasciati da soli in un mondo che era solo illusione e questo può solo causare dolore.

Scrivere è non dare niente per scontato, un ritorno a casa non è un semplice camminare verso la porta, aprirla e vedere cosa si trova dall’altra parte, è in escalation di emozioni, di sentimenti vissuti. E’ la fine di un viaggio e l’inizio di un altro, come fa intendere Andrea Antonini in ‘Verso casa’. Abbandonarsi allo stupore dei bambini, estasi che molto spesso gli adulti dimenticano. Scrivere serve a ricordarselo, rimirarsi nello specchio e sorprendersi anche per ciò che non è necessario, come Little Edward di Maria de Gennaro in ‘Arriverà’.

Scrivere è narrare anche di un semplice evento, ma soffermandoci sui piccoli particolari, i più importanti, quelli che fanno scorrere davanti ai lettore l’intera scena. Questo fa Mirta de Riz in ‘Calogero Esposito’. Non è da meno nello scrivere il disorientare il lettore, renderlo pazzo nella confusione che si può creare, nelle moltitudini di possibilità che si possono aprire alla vista di un finale aperto e non scontato, come narra Giovanni Minio in ‘Il salto nel vuoto’.
Scrivere è anche far cadere stille dagli occhi come lacrime, per un addio dettato dall’orgoglio o dal destino, come succede a due ragazzi investiti dal tramonto in ‘Tramonto di una storia’ di Marzia Estini. Luciano De Feo in ‘La partenza’ narra con le parole di un cavaliere che vede solo morte e desolazione intorno a sé. E con pochi accurati frammenti della vicenda, che colpiscono l’immaginario del lettore, domina la percezione del cavaliere stesso.

Scrivere è tutto, è niente, ha molteplici sfaccettature, come le facce di un dado che si tira per scegliere le parole più opportune a descrivere le proprie emozioni ed esperienze. Ma forse non è nemmeno questo. E se invece fosse solo chiudere gli occhi, aprire quella porta che dentro noi teniamo troppo spesso chiusa e comporre non con le mani ma con le dita interiori? Non sarebbe meglio e soprattutto più semplice per tutti noi?

 

 

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