‘La stella di Seshat’ di Giorgia Penzo

Titolo: La stella di Seshat

Autore: Giorgia Penzo

Genere: Fantasy

Caratteristiche: format ebook – 52 pp.

Trama: Un’archeologa, un antiquario e un illusionista condividono quello che sembra un dono inspiegabile: da secoli non invecchiano, e nemmeno le malattie sembrano scalfirli.
Rebecca Fitzroy lavora per il British Museum dal 1805. Il furto di un antico manufatto da un lussuoso appartamento di Picadilly la porterà a ricongiungersi con Malachia Cherubini e Robert Drake, conosciuti durante una spedizione al tempo della regina Vittoria.
Un enigma in caratteri geroglifici è il loro unico indizio. Quello che nasconde è il sapere supremo.
Cosa sareste disposti a sacrificare per conoscere voi stessi?

“La Stella di Seshat” è il racconto 3° classificato alla prima edizione del concorso letterario #SEMantica 22 indetto da SEM Edizioni

 

 

Recensione della Tana:

 

La stella di Seshat è solamente un racconto, una cinquantine di pagine, ma ha tutto il diritto di essere letto come un romanzo ben più lungo. E tale diritto se lo aggiudica dalla sua struttura generale alla trama di cui è composto. Sono rimasta felice e contenta – proprio come una bimbetta – di aver scovato questo romanzo e di essermelo letto fino alla fine, in poco tempo tanta era la curiosità di sapere che cosa sarebbe mai successo alla protagonista, archeologa Rebecca Fitzroy.

Ma andiamo per ordine.

Il romanzo – è vero è un racconto ma come dicevo sopra ha tutte le carte in regola per essere definito anche romanzo – si presenta con una copertina votata al fantasy, con questa oscurità che inghiotte una mano cristallizzata con un tatuaggio al suo centro. Curiosi di saperne qualcosa? Da questa recensione non ne saprete di più, su quel simbolo, dovrete se il resto del mio parere vi incuriosisce, andare a leggere. Lo scopo è proprio questo: procacciare carne fresca (dicasi lettori).

Iniziando a leggere, già dalle prime due pagine, si annota subito lo stile lineare, semplice ma specifico di Giorgia Penzo. Uno stile che ci prende per mano e ci conduce, nella sua scorrevolezza, verso la curiosità di saperne di più sui Longevi descritti e il loro passato nonché futuro, di cui si parla nel prologo. Forse sono un po’ di parte: spedizioni archeologiche, storie, misteri, enigmi, egiziani, illusionisti, mecenati, fantasy, magia… sono tutti particolari che mi fanno andare in brodo di giuggiole ogni volta che ne leggo, è più forte di me. E’ anche vero che a volte il brodo è più saporito o sapido a seconda del come la storia è scritta, ma in questo caso è andato tutto bene, fiù.

Sentivo la mancanza di qualcosa del genere nella mia Tana, da qui a qualche mese non avevo letto fantasy, e ne avevo necessità. E la scelta, ricaduta su La stella di Seshat, mi ha fatto capire che ho ancora fiuto per le belle storie, che hanno la loro logica (non campate per aria) con un bello stile, che reggono il paragone con tanti altri libri da me letti. Ve lo consiglio caldamente ^.^

Entriamo nel particolare della storia (senza svelare troppo).

Le prima cose che mi ha colpito del romanzo sono stati i riferimenti storici: oggetti, linguaggio usato, modi di muoversi dei personaggi, in linea con il tempo scelto per la narrazione. Sia quando essa era nel 1900 o ai giorni nostri. Sono delle piccole cose che se noto significa esser messe lì proprio per essere viste dal lettore, magari quello un pochino più attento, e mi fa piacere quando vedo che l’autore si è così concentrato anche su questi da renderli vera parte della narrazione.
Tra questi particolari quello che mi viene in mente, giusto per fare un esempio, è la credenza che la donna portasse sfortuna se imbarcata a bordo. La donna in questione è l’archeologia Fitzroy, e la barca? Leggete e me lo direte voi stessi 🙂

I personaggi, non sono molti ma tre, anzi quattro se contiamo chi fa incontrare i tre principali, e sono ben delineati. Hanno quelle caratteristiche che li rendono unici e quelle particolarità che sono di loro e di nessun altro. Sono, diciamo, importanti a loro modo nella storia allo stesso tempo. Nonostante la storia sia dal punto di vista di Rebecca, non posso non dire che gli altri due, mecenate e illusionista, non abbiano la loro importanza, proprio come in puzzle che invece di avere le tessere ha i loro visi da incastrare.

Essi sono insieme custodi di un segreto che li unisce, sono Longevi. Qui una nota per l’autrice, mi sarebbe davvero piaciuto sapere qualcosa di più sui Longevi e sull’incontro di loro tre che ha denotato il diveltarlo. Mi rendo conto che il troppo narrare di questi avvenimenti avrebbe cozzato con il fulcro del racconto, per questo chiedo: esisteranno altre storie o un vero e proprio romanzo incentrato su Rebecca, Malachia e Robert? Spero tanto di sì *.*

Nulla di quanto narrato nella stella di Seshat appare scontato, troviamo un pizzico di psicologia, mistero, umanità, storia che incontra il passato e il bene e il male che si scontrano… tutto all’interno di uno dei posti più affascinanti della storicità: il British Museum.

Prima di concludere vorrei riportare una frase che mi ha fatto ridere ma allo stesso tempo riflettere.

 

Da questo stralcio si può intravedere anche lo stile di cui parlavo sopra, quello stile descrittivo ma non esagerato che incuriosisce e fa sì che il lettore si immagini a scene ciò che sta leggendo.

Ho riportato la frase perché questo pensare ai geroglifici come uccelli ma soprattutto biscioline mi ha fatto pensare che in effetti per la maggior parte di noi, che non va ad approfondire, quello sembrano. Poi a me affascinano proprio per il non sapere che cosa significano e il mio immaginare che cosa mai volesse comunicare chi li incideva, ma Robert qui è stato proprio ben preciso xD

Concludo la recensione, ben conscia, di avervi dato degli indizi del racconto su cui riflettere. Naturalmente non vi ho rivelato cos’è la stella di Seshat e nemmeno a che cosa serve… quello lo scoprirete da voi, lettori, oh lettori.

Buona lettura!

 

-Hanna M.

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