‘Jack Frusciante è uscito dal gruppo’ di Enrico Brizzi – recensione

Buon venerdì,
sono ancora qui, vedete? E oggi vi parlo di un libro che ho scoperto mentre ricercavo informazioni sulle case editrici del mio territorio per la mia tesi magistrale. Ve lo presento qui!

 

Titolo: ‘Jack Frusciante è uscito dal gruppo’
Autore: Enrico Brizzi
Genere: romanzo di formazione
Editore: Oscar Vault
Formati: cartaceo – digitale
Pagine: 160

Trama: Bologna, 1992. Alex D., diciassette anni, figlio modello della buona borghesia, decide di “uscire dal gruppo”, di rompere gli schemi, di fare un “salto” fuori dal “cerchio che ci hanno disegnato attorno”. In una parola, cresce. Lo fa attraverso le pedalate disperate su in collina, la musica furibonda dei Sex Pistols e degli Hot Chili Peppers, l’amore di Adelaide, la sofferenza per la perdita dell’amico Martino… Senza gesti eclatanti, Alex volta le spalle a tutto e a tutti, in nome di un presente libero e felice, di una umanissima richiesta di autenticità. “Jack Frusciante è uscito dal gruppo” è ormai un piccolo classico contemporaneo, un libro che ha fatto la storia dell’editoria italiana. Nelle pagine di questo romanzo-manifesto adottato da più generazioni di adolescenti, un autore giovanissimo ha raccontato gli smarrimenti e gli ardori dei diciott’anni: una storia fresca e intensa, narrata senza filtri da una voce nuova, capace di fondere rabbia e ironia.

 

Recensione tanosa

 

Il libro narra la storia di Alex D., un diciassettenne come tanti che scopre quanto sia difficile crescere e, per questo, decide di rompere quegli schemi in cui molto spesso noi stessi ci rinchiudiamo, per guardare al di là di questi. È solo in questo modo che può così dare un vero sguardo alla vita, a quel percorso che si schiude davanti ai suoi passi, e intraprenderlo per diventare grande. L’autore, Enico Brizzi, spiega con gli occhi di un ragazzo come è la vita tra scuola, amicizie, il primo amore, le gite in motorino e una di quelle perdite che ti spezza in due…

Il racconto prende vita man mano che Alex porta avanti il suo tram tram giornaliero e il lettore è invitato ad accostarsi a lui, piano, e a non lasciarlo mentre attraversa anche momenti importanti per quanto difficili. È un costante flusso di coscienza che si srotola pagina dopo pagina, senza sosta, fino ad arrivare alla parola fine. Ma ciò che mi ha colpito di più è che ‘la fine’ che leggiamo non è l’ultimo punto, ma il romanzo ha – ovviamente – un finale aperto. Alex avrà una più  grande consapevolezza di chi sia quel ragazzo che aspetta che il telefono suoni senza smettere di sperare, ciò che vuole e come raggiungerlo. Può non sembrare perché crescere è comunque sia sempre una corsa ad ostacoli, ma questa è stato il pensiero che ho avuto chiudendo il libro: la storia continua ancora, in ognuno di noi, lettore, scrittore, e protagonista.

La narrazione è lineare, senza intoppi e il libro si divora in poco tempo. Racchiude un grande insegnamento, nonostante si ha l’impressione, come dicevo sopra, che la storia sia un flusso di coscienza, uno sfogo, della giovinezza, delle difficoltà di crescere, delle scelte da affrontare, degli amori e di tanto altro. Penso possa essere in molti casi partenza di riflessioni importanti sia in lettori più giovani che in quelli più voraci.

 

 

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