Intervista a Cindy, Peter e Kevin de ‘La luce calda del tramonto’ di Vanna Costanzo

Ehilà libromani tanosi,
per scrivere questo articolo mi sono imboscata, aiuto, non trovo più la via per uscire da questo bosco. Che avrò mai fatto di male?
Sento degli scricchiolii in lontananza, che siano i personaggi di oggi?

Sto camminando tra alberi altissimi perdendomi nella bellezza di questo panorama verdeggiante, quando, dopo aver abbandonato il bosco, mi ritrovo davanti a una casa. Riconosco immediatamente la finestra della camera di Cindy dato che dell’edera si arrampica spingendosi sulla parete proprio verso quella stanza. Scuoto la testa sorridendo al pensiero dei momenti di cui quella pianta rampicante è stata testimone…

La porta si apre all’improvviso e mi trovo davanti una chioma riccia e bionda. È lei. l’autrice, Vanna Costanzo!

 

 

 

Ciao Vanna, come stai? Ho una domanda che mi frulla in testa da quando ho conosciuto La luce calda del tramonto e penso che questo sia il momento perfetto per sedare questa curiosità. Dimmi, come mai hai deciso di ambientare la storia proprio a Pasadena?

 

Ciao, Giulia! Che bello averti qui, sono davvero felice di rispondere a questa domanda perché credo stia frullando nella testa di parecchie persone.

Ebbene, l’ambientazione è ricaduta sulla cittadina di Pasadena per due motivi: Il primo è dovuto al fatto che io sono davvero intrigata dalla California in sé, ricorda tantissimo la nostra Italia in quanto al clima, e poi è lo Stato dell’Oro, patria di rivoluzioni sociali e dell’industria hollywoodiana, e credo che proprio per questo incarni alla perfezione lo spirito del Sogno Americano.

Il secondo motivo è che non volevo far iniziare questa storia in una grande metropoli americana come Los Angeles, San Diego o San Francisco; volevo qualcosa di semplice, quasi bucolico, una piccola “bomboniera” dove far muovere la mia Cindy, che di sicuro non avrebbe mai potuto cavalcare il suo Napoleon fra i grattacieli di Los Angeles.


 

Mi piace questa risposta!
Credo che incarni perfettamente ciò che si nasconde dietro questo romanzo storico che oltre alla storia sa trasportarci dentro una società lontana dalla nostra sulla linea temporale, ma vicino a noi per molti – non sempre felici – aspetti.
Saluto Vanna e mi inoltro nuovamente nel bosco, ma questa volta seguendo alla lettera le sue indicazioni. Sono stanca di perdermi tra il verde e ho dei personaggi da incontrare!

Finalmente sento un vociare, sembrano due voci maschili che stanno battibeccando seguiti da diversi sbuffi: Napoleon o Cindy?

Affretto il passo e trovo i tre – senza il cavallo che avrei tanto voluto accarezzare – uno di fronte all’altro quasi in cerchio e avvicinandomi mi sento di alzare una mano in segno di conforto per la ragazza: ci credo che è esasperata, quei due farebbero perdere la pazienza a chiunque!

Così le faccio cenno di seguirmi. Inizieremo con lei.

 

 

Ciao Cindy, spero tutto bene e che non abbiate dovuto aspettarmi troppo. Ma sai, prima ho parlato un po’ con Vanna, dopotutto è sempre l’autrice. Anzi spero che non si sia nascosta dietro qualche cespuglio per ascoltarci *ride*.
Veniamo alla mia prima curiosità, com’è avere diciassette anni nel 1945?

 

Oh, Giulia, che piacere incontrarti dal vivo! Vanna ci ha parlato molto di te, quindi sarò felice di raccontarti qualche aneddoto.

Io non so come deve essere vivere nel XXI secolo, però posso dirti che qui, per una ragazza della mia età, non è facile farsi valere. Voi ragazze del Duemila potete uscire con chi vi pare, vestirvi con quelle gonne così corte e sentirvi a proprio agio, mentre io dovrei confidare sulla presenza di un ragazzo per poter andare a ballare e a divertirmi in un locale, o anche per fare una tranquilla passeggiata al parco. E poi, non so voi, ma io sono stufa di sentir parlare alla radio di guerra… Vorrei che Hitler non fosse mai nato, così mio padre non sarebbe stato costretto a stare spesso lontano da noi in questi quattro anni.

Bè, ti capisco, ci sono certe cose per cui ancora oggi – nel 2019 – mi sembra quasi che il tempo si sia fermato… Guardando una notte stellata, dalla tua camera, ti è mai capitato di guardare al futuro? Al tuo futuro. Come ti vedi? Con gli stessi ideali?

 

Il futuro, che cosa buffa! Io ho viaggiato in avanti e indietro nel tempo attraverso i romanzi di Verne, ma mi sono fatta una certa idea. Secondo me da voi adesso ci sono macchine volanti! Deve per forza essere così! Comunque se fossi nata nel tuo stesso decennio, credo proprio che sarei stata uguale a ora, anzi, probabilmente avrei conosciuto più persone che la pensavano come me su un mucchio di cose.

Sai, ti ammiro tanto per questa grinta che hai contornata da un po’ di fanciullezza che non guasta mai. Su! Non guardarmi storto ora! Non ti sto trattando come se fossi una bambina, dico solo che è bello che tu non abbia perso la tua ingenuità nonostante le cose vissute…
Cosa vuoi dirmi del rapporto con i tuoi genitori? E con la mitica Alexandra?

 

Io voglio molto bene ai miei genitori, ma molto spesso non vengo capita, e mia madre… beh, lei vorrebbe che io fossi diversa, dopo diciassette anni ne sono sicura. Su Mary e Tom preferirei non esprimermi, sono l’uno più strambo dell’altra, ma per fortuna c’è Alex. Senza di lei io sarei persa.

Sam e Nap’ sono sicuramente gli unici membri della famiglia a conservare una parvenza di normalità, e non posseggono neanche la parola.


 

Saluto con un abbraccio Cindy, le voglio bene già dalle prime pagine del romanzo, figuriamoci ora che l’ho vista dal vivo e ho potuto scambiare due chiacchiere con lei. E ora è il turno degli uomini, chi potrò mai fare per primo? Oh bene, vedo Peter che si avvicina, ma dal suo sguardo cupo capisco che ha qualcosa da dirmi. Difatti mi indica Kevin con un cenno del capo, mentre parla: ‘È un problema fare prima lui? Così poi può tornare ai suoi animali e lasciarci stare’.
‘Figurati, Peter’ farfuglio affascinata dai suoi occhi sicuramente rubati al cielo (e mi rendo conto di quanto Cindy avesse ragione!). ‘Non c’é nessun problema’.
‘Sarà meglio per lui trattarti bene, visto che lo hai appena salvato…’ si allontana lasciando la frase in sospeso.

Senza perdere tempo faccio cenno a Kevin, quindi, di avvicinarsi.

 

 

Ciao anche a te Kevin, mi scuso per l’attesa. Iniziamo subito con l’intervista, dai! Da ciò che so di te occupi molto del tempo con i tuoi studi. Ti va di parlarci per cosa stai studiando? Perché proprio questa scelta?

 

Ehilà, Giulia, è un vero piacere scambiare due chiacchiere con te! Vuoi sapere cosa studio? Mio padre ti risponderebbe che suo figlio sta per diventare uno dei più stimati dottori del Paese, io invece dico che ce la sto mettendo tutta per diventare un ricercatore in campo zoologico. Il mio sogno è quello di viaggiare per il mondo con il mio blocco per gli appunti e la Kodak, per immortalare gli spettacoli che la natura ha da offrirci. Sono votato alla scienza quanto all’avventura, mi sento come un Indiana Jones col camice.

Cosa pensi del 1945? E della guerra che ha rischiato di distruggere ogni cosa? Anzi, forse è davvero riuscita nel suo intento…

Penso che non ci sia stato errore più grande, anche se devo ammettere che molte invenzioni e scoperte scientifiche sono state fatte proprio in nome della guerra. Forse non tutto il male vien per nuocere…


 

Pasadena, 1945. A un mese dalla fine della guerra in Europa, per Cindy giunge l’inizio delle vacanze estive dopo il diploma, l’occasione perfetta per dedicarsi al dolce far niente. Tuttavia il destino sembra intenzionato ad avere programmi diversi. Nel frattempo, molti soldati fanno ritorno negli Stati Uniti per ricongiungersi con i propri cari: tra di loro c’è anche il capitano Peter Jones.

Quando in un placido pomeriggio d’estate l’uomo piomba in casa sua, la giovane avverte sin da subito un’insofferenza nei suoi confronti, dettata dal timore che questi possa portarle via l’adorata sorella Alexandra.

Ma l’eroe che ha ammaliato tutta la famiglia Harris, è davvero quel che vuole far credere? E perché gli sguardi che le rivolge sono sempre così ambigui? Forse sarà proprio la scoperta dell’uomo oltre l’uniforme a far vacillare ogni pregiudizio di Cindy: quando dichiarerà guerra al capitano Jones, si ritroverà a fronteggiare una battaglia contro sensazioni sconosciute e mai provate, trascinata in un vortice di sentimenti proibiti e segreti inconfessabili.

 

Osservo Kevin allontanarsi, regalare un grande sorriso a Cindy e inoltrarsi nel bosco.
Peter, scuotendo la testa, si avvicina pronto a rispondere alle mie domande, mentre Cindy stanca di stare in piedi si siede a terra. Prende dei ciuffi di erba tra le mani e, senza strapparli, se li passa tra le dita con fare gioioso e felice. Ogni tanto ci osserva e ascolta ciò che Peter mi sta dicendo.

 

Peter, ciao anche a te ovviamente! Wow, la tua uniforme è davvero luccicante di medaglie. So che pensi che nessuna di queste medaglie sia valsa la vita di un tuo amico caduto… Mi dispiace tantissimo per loro.
Tra le varie medaglie ne esiste una che pesa più di tutte le altre? Sul petto e sul cuore…

 

Buona sera, Giulia, grazie per questo tempo che mi stai dedicano. Mi hai posto una domanda alla quale io stesso, il più delle volte, non riesco a trovare una risposta precisa. La guerra non è stata per niente facile, ma ho dovuto servire il mio Paese perché andava fatto, era il mio dovere di soldato, ma da uomo non posso trovare alcun sollievo dietro queste medaglie che porto. Nessuno più di me, o di tutti gli altri che hanno servito in guerra, potrà mai capirne il vero peso.

Sai, credo che tu sia consapevole, dico davvero, di tutto ciò che hai dovuto affrontare e superare. Quando sei lassù, nel cielo, chiuso nel tuo aereo, quali sono i tuoi pensieri? Pensi mai a chi è sotto di te?

 

Quando si è ad alta quota si può osservare il fronte da una posizione privilegiata, perché si ha la fortuna di non incrociare mai gli occhi del nemico. Però se si viene colpiti bisogna pregare che l’aereo esploda il prima possibile: non esiste morte peggiore di quella che bisogna sopportare di attendere per quasi cinque minuti, e questo credo che valga anche per gli uomini laggiù.

Capisco… Credimi, mi dispiace moltissimo che tu abbia dovuto vivere certi orrori, quindi non parliamo più del passato. Quel che è fatto è fatto! Però ho sentito parlare di un nuovo tipo di arma, un progetto che gli Stati Uniti stanno sperimentando già da qualche tempo, e ho sentito dire che sarà qualcosa di mai visto prima dall’umanità… Sapresti dirmi di più?

 

Mi dispiace, Giulia, questo è ciò che in gergo militare definiamo un “omissis”, un argomento strettamente riservato. Non so come tu abbia carpito certe informazioni, che di fatto non hanno alcun fondamento, ma è meglio che tu le tenga solo per te. Non è il caso di allarmare nessuno, non c’è niente a cui gli Stati Uniti tengano di più della sicurezza dei propri cittadini.



 

 

Peter raggiunge Cindy e si siede accanto a lei.
Io mi alzo ripiegando il blocco degli appunti – ormai quasi una estensione del mio braccio – e mi avvicino a loro ringraziandoli di cuore per questa bellssima esperienza!

 

 

Questa è l’ntervista ai personaggi de ‘La luce calda del tramonto’ di Vanna Costanza che sarà nei prossimi giorni disponbile in Amazon, sia formato digitale che in cartaceo. Seguite l’autrice per restare aggiornati sulla sua trilogia fantasmagorica e storica!

Questa era la nona tappa del blog tour dedicato al romanzo ?. E non potevo non proporre la mia amata #voceaipersonaggi ?. Vi ho incuriositi?

 

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