‘Il romanzo del tempo’ di Marisa R. Pezzella – segnalazione ed estratti

 

Titolo: ‘Il romanzo del tempo’
Autrice: Marisa R. Pezzella
Genere: romance, suspence, thriller
Formati: cartaceo – digitale
Pagine: 259

 

Trama:

Etienne, sconvolto dalla sparizione di sua moglie, si rende conto che tutte le sue certezze non esistono più. Mentre l’autorità competente ipotizza una fuga o un rapimento, lui si convince che l’unico modo per rivederla sia tornare indietro nel tempo. Pedine di un destino già scritto, lui e Alice si rincontreranno tre anni prima della scomparsa.”

“Il romanzo del tempo” è un Romantic Suspense Thriller.

 

 

Vi presento due estratti

Sono certo che riuscirò a farle viaggiare nel tempo, ma se malauguratamente fallirò in qualcosa, le condannerò a una morte probabilmente crudele. I loro corpi esploderebbero, e smetterebbero di esistere in un lampo. Dei pezzi di loro potrebbero finire in chissà quale realtà parallela che non ho ipotizzato esistere. Eppure, non me ne fotte niente. 
Osservo i loro occhietti cercare una risposta sul mio volto, ma io riesco a non provare compassione per loro. Dopotutto, sto dando loro un’alternativa alla morte; in un modo o nell’altro le sto aiutando, e loro stanno aiutando me. 
No? Mi giustifico. Ma, mi dico, sono sicuro di me, fin troppo sicuro, sono convinto di riuscire a spedirle indietro nel tempo.
 «Quindi?» Mi domanda Frederik. 
Io annuisco.
«Sì. Entrambe. Potranno confrontarsi, farsi compagnia e condividere la loro esperienza. In due potranno trovare più facile stabilirsi in un paese sconosciuto, spacciandosi pure per familiari. La donna potrebbe fingere di essere la madre della ragazza.» Affermo, osservando le due candidate. La donna adulta reagisce con un sorriso affabile rivolto alla ragazzina, come se le mie parole le avessero già dato un motivo per essere felice. In una realtà diversa potrà essere quello che non mai riuscita ad essere in questa.
Mi alzo in piedi, e con un segno della mano faccio capire a lui che deve far sparire tutto quello che sta sulla scrivania. 
«Servono i documenti d’identità. Fai scegliere loro i nomi. Sai a chi rivolgerti, te ne ho già parlato, chiamalo e riferiscigli i dati. In due ore te li porterà.» Gli dico, chiamando poi con un gesto della mano le due donne. «Fai velocemente. Ti lascio mezz’ora.» Aggiungo, Frederick annuisce guardandomi da dietro i suoi occhiali spessi e neri. 
Esco dal laboratorio sentendo lo sguardo della ragazzina addosso. Mi fermo sulla porta, tenendo una mano sulla maniglia. Mi volto a guardarla, incontrando ancora il suo sguardo di ghiaccio. 
La osservo in viso, con decisione. 
Sono disposto a far morire una ragazza così giovane per la mia felicità? 
Non ho certezze di quello che otterrò io nel passato, ma sento di dover lasciare quello che ho qui. 
La ragazza non mi teme, non si piega davanti al mio sguardo, con determinazione continua a guardarmi.
 
 
«Non è legale quello che stiamo facendo.» Mi ricorda lui, a bassa voce. «Ci sono troppi candidati, potrebbero parlare. Dobbiamo trovare un escamotage per quelli inadatti, qualcosa come un test della resistenza o simile. Stiamo per far compiere un viaggio spazio-temporale a qualcuno, cosa mai accaduta prima, e illegalmente. Non abbiamo ancora abbastanza prove che tutto sia compatibile con l’essere umano.» Aggiunge. «Potrebbero morire.» 
«La prova di cui parli la otterremo oggi. Nella scienza deve sempre esserci una prima volta e qualcuno da sottoporre all’esperimento. Preferisci gli animali? Io preferisco gli uomini volontari. E riguardo ai test, ci penserai tu dopo.» Gli rispondo, premo un tasto posizionato sul muro, dietro la mia scrivania, e faccio aprire la porta principale del laboratorio. 
«Dove li hai raccattati? Hai già fatto firmare loro i vari documenti sulla privacy e la riservatezza?» Gli domando, guardando quelle persone entrare.
«Sì. Ma li ho fatti entrare come visitatori, non sapevo come avresti voluto mostrarli alla sicurezza. E li ho trovati online.» Mi risponde semplicemente. «Gente stufa di vivere.» Aggiunge, sistemandosi gli occhiali sul naso.
Gli aspiranti suicidi entrano, a disagio, guardandosi gli uni con gli altri e guardando poi noi. 
«Bene. Sapete che ne verrà scelto soltanto uno di voi. Si tratta di un modo un po’ differente per andarsene da questa vita. Non vi è certezza di arrivare vivi, lo immaginate, ma questo non dovrebbe essere importante per voi; se vi siete presentati è perché non avete nulla da perdere e avete intenzione di abbandonare quello che avete a qualsiasi prezzo.» Dico, evitando di guardare le loro facce. 
Io sono più che certo che funzionerà, se fossi dovuto partire da solo non avrei testato il sistema con qualche malcapitato, sarei stato io stesso il tester dal sistema. Ma anche mia figlia verrà con me indietro, e io voglio avere l’ultima certezza. A rischio che muoiano altri. 
Sfoglio i curriculum. 
«Bene. Chi di voi non è convinto di voler morire se ne vada subito.» Dico, senza guardare le reazioni. 
Dei fruscii e dei passi mi fanno capire che qualcuno se ne sta andando. 
«Non potrete portare almanacchi, come già immaginerete. Contro la vostra memoria non abbiamo intenzione di agire, ma ovviamente sapete che la partenza sarà immediata. Il candidato partirà entro stasera. Questo per dirvi che non potrete andare a fare i ricchi della situazione.» Aggiungo, scatenando altri movimenti nella stanza. Mi volto a guardare per un attimo Frederik. 
«Ne sono rimaste due.» Dice sottovoce. Prende i curriculum davanti a me, e li sfoglia, cercando le uniche due persone rimaste. Frederik si avvicina a me, e dando loro le spalle mi guarda con i lineamenti del viso tesi. 
«Sei sicuro? Non possiamo aspettare? Perché questa fretta? Perché stasera? Non ti cambierà nulla attendere qualche settimana, per avere ulteriori certezze. Ritardiamo, aspettiamo. Perdere qualche giorno non cambierà nulla per te, quando partirai tu potrai comunque raggiungere il momento che vorrai.» Bisbiglia. «E poi Etienne, tua moglie potrebbe essere viva. Non puoi partire prima di scoprire la verità. Il viaggio è irreversibile, lo hai dichiarato tu: è possibile andare indietro nel tempo, ma non in avanti.» Le sue parole mi fanno abbassare lo sguardo. Ha ragione: se Alice venisse a cercarci e fossimo già partiti? La paura non mi ha fatto ragionare lucidamente su tutti gli aspetti. 
Alzo lo sguardo e osservo le due donne. Una ragazza e una donna adulta, entrambe ci guardano, incuriosite forse da quelle poche parole che sono riuscite a percepire. «Selezioniamo il candidato, e rimandiamo.» Incalza Frederik. La ragazza mi fissa. Sospiro, nervosamente. Avrei preferito non scegliere io. Prendo in mano i due curriculum e do una letta generale. La ragazza ha una laurea in chimica, la donna non ha titoli di studio. Torno ad osservarle, per cercare di capire se mi conviene scegliere in base alla salute fisica, ma entrambe mi sembrano in forma, la ragazzina forse è troppo minuta e magrolina, ma dopotutto se la mia intenzione è portare mia figlia con me, non ho bisogno di persone forzute per il test. Non è un test ufficiale, nessuno dovrà mai saperlo. 
«Perché volete morire?» Chiedo, cercando di usare un tono freddo e distaccato. Le guardo ora in faccia. Una di queste donne mi permetterà di capire se l’esperimento della mia vita funzionerà veramente. 
La donna adulta è la prima a parlare: «Sono stanca della vita che faccio.» Afferma, a gran voce. 
La ragazza resta in silenzio, e mi osserva con i suoi occhietti blu. «Io non ho mai avuto nulla per cui combattere.» Sussurra appena. «Non penso nemmeno di meritarla, perché non riesco ad apprezzarla. Ma mi rendo conto che ci sono molte persone che ogni giorno lottano per restare in vita, e io quindi, non potendo donare la mia vita a loro, ho pensato che donare la mia vita alla scienza potrebbe essere un buon compromesso, al posto di uccidermi e basta. Nel frattempo.» Conclude, fissandomi negli occhi. 
«Che significa nel frattempo?» Le domando.
«Magari altrove starò meglio. In un’epoca diversa. E sarò io quella che lotterà per restare in vita perché felice.» Spiega. «Come ti chiami?» Domando a quest’ultima. «Hai capito che potresti morire, vero? Nessuno ha mai provato a viaggiare nel tempo prima di adesso.» Le chiedo, per sicurezza. 
Lei annuisce. 
«Sì. O muoio o torno indietro nel tempo.» Mi risponde. «Mi chiamo Vittoria, ma preferisco essere chiamata Viki.» Risponde, sicura.

 

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