Ho intervistato Samael, personaggio di ‘The devil and the lady’ di Sabrina Pennacchio

Buongiorno libromani tanosi,
ultimamente sto entrando in diversi romanzi e, anche oggi, sono qui per raccontarvi la mia ultima avventura. Diciamo che mi sono sentita un po’ in pericolo, ma per il bene del blog mi sono fatta coraggio e mi sono recata nel garage di Aleyn, la protagonista di ‘The devil and the lady di Sabrina Pennacchio. Il garage in questione non è altro che il primo luogo che appare nel romanzo e, posso assicurarvelo, appena ho messo piede dentro ho sentito delle vibrazioni niente male. Nell’aria aleggiava il mistero, un’atmosfera magica e di evocazione… 

Mi sono accomodata su di una sedia, forse messa lì per me, o semplicemente lasciata in quel luogo, dimenticata, fino a che un sono schiocco mi ha fatto voltare dalla parte opposta a dove stavo guardando. Ed eccolo lì, davanti a me si era materializzato un uomo con uno sguardo spigliato, sicuro di sé, due occhi con niente da invidiare a due tizzoni ardenti e le labbra inclinate in un sorriso beffardo e sornione. 

«Samael, sono lieta di fare la sua conoscenza. Come si sente…»

«Il lei è educazione seppur con me preferirei venisse usato il Voi ma, data l’educazione, ti concedo di darmi intimamente del tu. Prego.»

Brrr… Che brividi, libromani tanosi! Il suo sì che era un tono che non ammetteva repliche! Sarebbe stato più semplice, e meno pericoloso intervistare Aleyn o Adrell, ma sapete una cosa? Volevo offrirvi un’intervista succosa, quindi mi sono rimboccata le maniche, ho preso coraggio e ho continuato per la mia strada.

 

«Grazie. Come ci si sente a essere evocati ogni volta che un umano ha un desiderio, un qualcosa che vorrebbe stringere tra le mani con tutto se stesso?»

«Come ci si sente… non penso che voi umani possiate comprendere la sensazione, pertanto ti risponderò in modo elementare: divertito. Chi non proverebbe divertimento nell’avere tra le mani l’ennesima vittoria assicurata? Gli esseri umani non sanno accontentarsi di ciò che hanno e quindi chiedono il mio aiuto. Il mio potere aumenta e siamo felici da ambedue le parti. Qualcuno lassù un po’ meno.»

Lo vidi alzare gli occhi al cielo divertito, doveva proprio essere di buon umore, così non mi feci sfuggire l’occasione e chiesi, proprio mentre si stava portando una mano tra i capelli scuri e ben curati:

«Cosa hai pensato la prima volta che sei entrato a villa Parker? Come ti sei sentito ad accettare questo nuovo ‘incarico’?»

«Direi “interessato”. Per una volta non mi sono ritrovato davanti la solita mocciosa o il solito stupido che vuole ricchezza o che resusciti morti: ho avuto tra le mani qualcosa da studiare e da ottenere con il mio solo brillante intelletto.»

 

Non c’è che dire, Samael, libromani tanosi, sa scegliere con cura le risposte con cui risponde alle interviste. Durante quei momenti che ho avuto con lui sono più che sicura che tutto ciò che facesse fosse studiato, calmo e curato. Non so, mi è parso un personaggio molto distinto.

«Non vorrei entrare troppo nel dettaglio, o infastidirti, ma cosa pensa dell’amore il tuo, seppur tenebroso, cuore?»

«Futile ma comodo. Per amore molti stolti fanno di tutto e sono quindi facili da manovrare.»

 

A quel punto stavo per porre l’ultima domanda, quando Samael alzò la mano per zittirmi. Mi fece segno di aspettare e con i suoi occhi iniziò a scrutare tutt’intorno. Corrucciò le sopracciglia e, proprio quando sembrava stesse per andarsene, mi lanciò l’invito a parlare. Brividi! Per un attimo avevo avuto la sensazione che stesse per accadere qualcosa… proprio come nel romanzo quando Samael spariva lasciando Aleyn da sola per le sue indagini…

 

«So che la famiglia non è il tuo argomento preferito, ma com’è il posto da cui provieni? Quell’Inferno dove ti hanno spedito a governare?»

«Voglio fare una precisazione: non mi ha spedito nessuno a governare, tutto ciò che ho me lo sono conquistato e creato da solo

I suoi occhi, se avessero voluto – perché potere potevano di certo – mi avrebbero incenerito per quella domanda, ma poi qualcosa lo distrasse. Incassò le spalle, chiuse le mani a pugno e sparì nel nulla. Il mio ‘che succede?’ spaventato e atterrito rimase perso nel vuoto del silenzio che si era creato.

Dove era finito?

Che fosse tornato nel romanzo… no, io ero nel romanzo… e se fosse dietro di voi… nella vita reale? E poi, qual è la ‘vera’ realtà? 

 

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