‘Come una lama’ di Maria Vittoria Pichi – Recensione

Ci siamo, oggi è la volta della mia tappa del blog tour #comeunalama: pronti a una recensione?

Titolo: ‘Come una lama’

Autore: Maria Vittoria Pichi

Genere: romanzo autobiografico, di formazione

Caratteristiche: cartaceo – 137 pp.

Trama:

“Come una lama” racconta la storia dell’autrice, la farmacista Maria vittoria Pichi,militante politica di sinistra arrestata insieme al compagno per un crimine politico mai commesso nel 1981 e rinchiusa in carcere per 100 giorni prima di essere scarcerata e prosciolta. Una scrittura asciutta che non sconfina mai nell’analisi sociologica o nell’affresco politico ma che si concentra nello svelare l’urgenza della narrazione. Parole che cercano di afferrare un passato profondo come una ferita.

 

[di Paolo Mirti]

 

 

 

Recensione Tanosa:

 

Non è facile parlare di se stessi, di ciò che ci riguarda da vicino e che, quasi sicuramente, renderà gli altri partecipi di una parte importante della nostra vita.

La vera domanda in questo caso non è se noi siamo pronti a testimoniare, a raccontare, ma se gli altri sono realmente pronti ad aprire gli occhi e a leggere la verità.

Una verità in molti casi scomoda e scottante.

È questo il caso di Maria Vittoria Pichi di cui qui vi presento la seconda edizione di un romanzo – liberatorio che lei ha pubblicato con la Ventura Edizione di Senigallia e di cui sono stata alla presentazione (la trovate qui).

Come molti di voi sapranno, sto anche organizzando un blog tour per far conoscere meglio il romanzo e la sua autrice, ecco il link per rimanere aggiornati sulle tappe e conoscere i blogger che, gentili e professionali, hanno accettato di aiutarmi in questa missione.

Ho, ovviamente, letto questo romanzo autobiografico, anzi, direi che è più corretto dire che i miei occhi lo hanno divorato. C’è una grande necessità, nascente da quando si scorre la prima pagina, di arrivare alla fine della sua storia e di sapere che cosa Maria Vittoria ha dovuto subire, dove l’hanno portato e le ingiustizie che ha vissuto sulla sua pelle.

L’autrice ha usato una scrittura scorrevole, non si è fermata a scegliere paroloni o modi per sviare ciò che hai vissuto, no, ha optato per lo sfogo naturale e necessario dello scrivere a flusso di coscienza.

Un estratto.

 

Ho poco tempo per salutare, mi fanno fretta, sono mesi che sto qui e adesso sembra sia la fine del mondo, un’emergenza. Sacchi di plastica come borse Guai lasciare le scarpe qui.

Salutare velocemente Piangere Ridere Baciare Non voltarsi indietro.
Nell’atrio mi ridanno l’orologio, gli anelli, la borsa con le foto di Paolo, si apre la porta, sento una spinta.
Sono buttata fuori

 

[Il qui di cui si parla è il carcere di Venezia in cui maria Vittoria è stata rinchiusa per 100 giorni]

 

È necessario leggere questo romanzo per essere così a conoscenza del passato, e non da quel passato che si legge nei libri di storia, molto spesso reso troppo generale e lontano, ma tramite le parole e le immagini di chi quelle esperienze le ha ancora tatuate a fuoco sulla propria pelle.

 

 

 

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